“Il passeggero abituale non riesce ad afferare la follia di un traffico basato in misura preponderante sul trasporto*. Le sue percezioni ereditarie dello spazio, del tempo e del ritmo personale sono state deformate dall’industria. Ha perso la capacità di concepire se stesso in un ruolo che non sia quello del passeggero. Drogato dal trasporto, non ha più coscienza dei poteri fisici, psichici e sociali che i piedi di un uomo posseggono. E’ arrivato a prendere per un territorio quel paesaggio sfuggente attraverso il quale viene precipitato. Non è più capace di crearsi un proprio dominio, di dargli la propria impronta e di affermarvi la propria sovranità. Non ha più fiducia nel suo potere di ammettere altri alla propria presenza e di dividere consapevolmente con loro lo spazio. Non sa più affrontare da solo le distanze. Lasciato a se stesso, si sente immobile.”
*Illich utilizza il termine trasporto riferendosi a tutte le modalità di spostamento che non utilizzano l’energia metabolica umana.
Da “Energia ed Equità”, capitolo 3 “L’immaginazione intontita dalla velocità”
E’ sempre impressionante vedere come il pensiero di quest’uomo, a quasi quarant’anni dalla sua pubblicazione, sia ancora attualissimo. Un invito a tutti a (ri)leggerlo e ripensarlo.
Energia ed equità è stato ripubblicato qualche anno fa da Bollati Boringhieri con il titolo “Elogio della bicicletta”. Si può acquistare qui alla modica cifra di 8 €.
Già, un’autentico profeta (dei trasporti).
Io, tuttavia, focalizzerei (per dibatterlo) questo concetto: “*Illich utilizza il termine trasporto riferendosi a tutte le modalità di spostamento che non utilizzano l’energia metabolica umana.”. Credo vada aggiornato.